Genere: Medieval Fantasy
Casa Editrice: Amazon Self-publishing
1) Come e quando hai iniziato a cimentarti nella
scrittura?
A livello amatoriale, molto presto: i miei
genitori mi raccontano sempre la storia di un quaderno che avevo da bambina
dove inventai una fiaba di principi e principesse. Il lato fantasy si è
sviluppato molto presto, e l’ho aumentato dopo la prima visione de Il Signore
degli Anelli. Ecco perché ripeto sempre che Tolkien è stato il mio maestro: ai
suoi mondi, devo i miei. All’età di 15 anni, ho iniziato a sviluppare l’idea di
creare qualcosa di mio. Dopo bozze su bozze, storie lasciate e storie
perfezionate, è arrivato The Chosen One, il mio primo progetto serio che mi ha
fatto comprendere dove volevo andare e qual erano le mie passioni principali.
2) Come ti è venuta l’ispirazione per The Chosen
One?
È una sensazione strana, buffa da raccontare:
ero a una festa in tema medievale, e sulla strada di casa la mia testa ha
iniziato a formulare delle idee senza freni. Grazie a uno spettacolo di fuoco e
draghi visto sulla cima di un castello, quella sera in me è nata una scintilla.
Ho subito raccontato a mia sorella le idee che avevo, nate così dal nulla, e
fremevo dal tornare a casa per annotarmele: è assurdo, se ci penso oggi. Avevo
già l’idea della profezia, alcuni nomi, alcune tematiche e alcune dinamiche
interne (come il triangolo nobile principale). È stata come un’epifania, e da
credente del destino quale sono, se ci penso oggi ancora sorrido. Ecco perché
per me quest’opera è così importante: i miei professori mi hanno sempre
ribadito di avere troppa fantasia, troppe idee da portare giù e di avere
soprattutto la capacità di far percepire le scene di un libro al lettore… dopo
anni ho preso coraggio, ho accettato i loro consigli ed è nato tutto. The
Chosen One è questo: un libro nato in un anno buio come il 2020, un libro che
omaggia anni e anni di passione per il genere fantasy e, per ultimo ma non meno
importante, la rivincita di tante situazioni personali. Per me è più di un
libro, e il giorno in cui tutto questo sarà finito so già che sarà dura da
digerire.
3) Come è nato il personaggio principale?
Victoria Legendragon ha molto di me: è
testarda, spesso non ascolta il pensiero altrui ed è convinta che le sue scelte
(purché siano sue) la portino sulla retta via. Digerisce anche gli errori,
purché siano frutto della sua mente. Io sono così. Ma di lei, ho anche il lato
buono: tutta questa diffidenza verso gli altri, tutto questo approcciarsi
freddo al prossimo… è dovuto a esperienze passate che l’hanno segnata e
fortificata. Victoria rappresenta quella fase intermedia della mia vita dove
non sapevo se aggrapparmi al ricordo martellante del passato o al futuro che
avevo davanti. Io ho scelto di imparare dal male che mi è stato fatto… è così
Victoria. È il personaggio più umano della storia proprio perché sbaglia, è
impulsiva, ma allo stesso tempo ci rimugina, soffre, sente il peso della
responsabilità ma si rimbocca sempre le maniche per portare avanti un destino
che non ha scelto. È forte, tanto forte… e tanto indipendente. All’inizio non
viene compresa ma poi, andando avanti, è difficile non innamorarsene. È questa sua
umanità che l’avvicina al lettore ed è quel suo essere innamorata che
rappresenta un po’ tutte noi. Piace tanto ai miei lettori… ed essendo nata da
una parte del mio percorso umano, non può che rendermi orgogliosa. È come amare
una parte di me.
4) Ci sono autori a cui ti ispiri?
Sicuramente Tolkien, come dicevo in principio. Amo
anche George Martin, Thomas Malory (sebbene sia datato mi ha fatto scoprire la
leggenda arturiana, il mio fantasy del cuore e la mia passione da oltre
diciott’anni), Sarah J. Maas, Leigh Bardugo, Jane Austen, Oscar Wilde, Charles
Dickens, Robert Stevenson, J.K. Rowling… e sicuramente molti altri che adesso
trascuro. Molti autori fantasy e non sono entrati nella mia vita e molti hanno
lasciato il segno a modo loro.
5) Cosa consiglieresti agli aspiranti autori?
Di crederci. Crederci sempre. Nella vita, come
nei libri: durante gli anni la vita mi ha messo davanti dure prove e le ho
superate anche con i dolori, anche con le perdite e anche con i momenti no. Con
Dario, un altro dei miei personaggi chiave della tetralogia, voglio mostrare
proprio quest’altra parte di me (anche lui è autobiografico): è dura, nessuno
ti serve tutto su un piatto d’argento e davanti a te passeranno anche persone
che non hanno fatto la metà dei tuoi sacrifici… ma è la gavetta quella che
premia, è l’impegno quello che dura nel tempo. Tutti possiamo imporci degli
obiettivi e arrivare a una meta… ma pochi riescono a restare in equilibrio e a
godersi il panorama. E una volta che hai in pugno il panorama… è tutto in
salita.
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