Odd One Out: Jesy Nelson ci mette in guardia dal cyber-bullismo nel suo documentario per la BBC




Jesy Nelson (1991) è nota per essere 1/4 delle Little Mix, ma forse non tutti conoscono la sua storia. 
Il 12 settembre 2019 è uscito un documentario per la BBC in cui la cantante inglese svela per la prima volta i retroscena della sua vita: ora vediamo una ragazza molto forte, che balla e canta con grinta su ogni palcoscenico in cui si trova. Ma Jesy è nello stesso tempo una ragazza molto fragile e insicura che ha dovuto fare i conti con una delle piaghe più oscure della nostra società, il cyber-bullismo.

Era il 2011 quando Jesy Nelson finì di essere una persona normale, con una vita normale. Aveva fatto le audizioni a X-Factor, le aveva passate, era stata unita ad altre tre ragazze (Jade Thirlwall, Perrie Edwards e Leigh-Anne Pinnock) e, inaspettatamente, aveva vinto.

Quella che doveva essere la serata più bella della sua vita, il primo passo verso una lunga carriera, si è presto trasformata nella serata degli incubi. A Jesy è bastato aprire i social per accorgersi di una sfilza di insulti e commenti negativi contro di lei: era grassa, era brutta, aveva una faccia strana, cosa ci faceva a fare nel gruppo, perché mai aveva vinto lei, perché non si toglieva la vita.

Una società meschina e codarda che, una sera del 2011, non aveva altro da fare se non giudicare una persona per il suo aspetto fisico e per la sua insicurezza. La voce? Non contava. Tutti pronti a puntare il dito, tutti pronti a giudicare, tutti pronti - consapevolmente o meno - a distruggere una vita.

Con la voce spezzata dalle lacrime, nel documentario Jesy ci racconta di aver vissuto momenti di terrore in netto contrasto con la felicità delle sue tre compagne: per loro era il sogno della vita che diventava realtà, per lei era un passo verso l'oblio.

Commento dopo commento, insulto dopo insulto, Jesy ha iniziato a pensare che tutto quello che veniva detto su di lei fosse vero. Ogni esibizione era una tragedia: si sarebbe dovuta esporre al pubblico, si sarebbe dovuta gettare in pasto ai leoni da tastiera.

E più leggeva, più Jesy non riusciva a farne a meno. Voleva controllare tutto. Voleva sapere cosa veniva detto su di lei.

Così ha iniziato a star male, ha saltato interviste ed esibizioni. Perrie, Jade e Leigh-Anne le sono state sempre accanto, l'hanno sostenuta, consolata. Ma a volte diventa troppo...e troppo...e troppo...e non ce la si fa più.



Jesy non ha avuto paura e ce lo ha raccontato.

2013.
Jesy è corsa in bagno.
Ha preso tutte le pillole che ha trovato.
Le ha ingoiate.
Si è accasciata sul letto.

L'intervento del suo ex fidanzato è stato fondamentale e il dottore non le ha nascosto che si è salvata appena in tempo: qualche pillola in più e si sarebbe potuta arrecare danni molto gravi. O morire.

Jesy ha capito che così non c'era modo di andare avanti e con molto coraggio ha chiesto aiuto: questo è un passaggio molto importante perché spesso capita che al posto di chiedere aiuto si tenda a evitare qualsiasi contatto, ad abbandonarsi nel dolore.

Jesy Nelson ha avuto il supporto di specialisti e si è rivolta anche a gruppi di persone che avevano vissuto i suoi stessi drammi, ha scoperto che nella condivisione c'era molta forza. E così l'idea del documentario: condividere per aiutare anche altre persone.

Jesy non è un carro armato ora, ma è una ragazza che sa combattere quotidianamente con le proprie debolezze e insicurezze. Sa che non deve dare retta ai commenti e agli insulti sui social. A volte cade ancora nella trappola, ma sa rialzarsi. Sa fuggire.

La storia di Jesy è un esempio per tutti, è l'esempio di come si possa lottare contro una situazione difficile, è l'esempio di come condividere i propri drammi sia di grandissimo aiuto, è l'esempio che ognuno di noi ha una bellezza personale, anche se non sempre è vista dagli altri.

Consiglio a tutti la visione di questo documentario che dura poco meno di un'ora perché è un'occasione per riflettere su temi molto importanti.

Dobbiamo ricordarci che le parole non vanno usate con leggerezza. Le parole possono essere armi per ferire e abbattere una persona. Ma possono essere anche un grande mezzo per sostenere, aiutare e portare felicità 


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