RECENSIONE + INTERVISTA: Il Registratore di Sogni di Mariam Tarkeshi









Titolo: Il Registratore di Sogni
Autore: Mariam Tarkeshi
Data di pubblicazione: 2019


Trama: Nico è un ragazzo pigro e apatico di diciotto anni. Frequenta il liceo artistico. Invidia i successi altrui, si lamenta, non fa niente. Una vita monotona. Il giorno del funerale di suo nonno, però, Nico riceve in eredità qualcosa di incredibile: un registratore di sogni. Cosa farne? Venderlo per guadagnare dei soldi è il primo istinto di Nico, eppure l'incontro con un'anziana signora di nome Viola gli farà cambiare idea...un registratore di sogni sembra il modo ideale per metter da parte una discreta fortuna. Ma è così innocuo l'utilizzo di un registratore di sogni? Non sono forse i sogni uno spicchio di subconscio? Nico non si fa troppe domande, d'altronde gli interessa soltanto guadagnare qualcosa. Forse riuscirà a riscattarsi un po' dalla sua vita grigia, fino a quel momento colorata soltanto dall'amicizia con Seba, un ragazzo di talento, popolare, che sembra molto diverso da Nico. E allora via, si utilizza questo registratore di sogni...ma quali saranno le conseguenze? Qualcosa di oscuro e pericoloso si sta per riversare nella vita (o non-vita) di Nico.

La mia opinione: Fin dalle primissime pagine, sono stata colpita dallo stile di Mariam Tarkeshi, uno stile crudo, diretto, schietto, tagliente. Le parole escono direttamente dalla bocca di Nico, il protagonista, e sono proprio le parole di un diciottenne svogliato; non vengono levigate o addolcite come invece capita in altri romanzi.
Anche la trama cattura subito l'attenzione: l'ho trovata strana, ovviamente in senso positivo. Non è una storia in cui si incappa prendendo il primo libro che capita sullo scaffale. Mariam Tarkeshi ha scritto qualcosa di diverso, originale. Una situazione apparentemente assurda - un oggetto come il registratore di sogni non esiste in realtà - ma nello stesso tempo spaventosamente reale. Dico spaventosamente, perché la narrazione mette in luce lati oscuri e tetri dell'esistenza. Non aspettatevi la favoletta in cui i sogni sono di cieli azzurri e unicorni volanti. Qui siamo in una dimensione del tutto diversa. 
Nico stesso è un personaggio diverso. Siamo abituati ultimamente agli eroi oppure ai ragazzi normali che diventano eroi. Nico non è un eroe. Nico pensa immediatamente a far soldi, non cerca il modo di utilizzare il registratore per nobili cause. Si ritrova in un'inaspettata girandola di eventi negativi, una trottola che difficilmente si riesce a fermare.
Interessante, poi, è sicuramente tutto il discorso del sogno-ricordo. Cosa conta dei ricordi? Non quello che è successo davvero - come ci dice Mariam nel libro - ma quello che ti hanno lasciato.
Mi è piaciuto leggere questo libro, anche se non mi sono legata particolarmente a nessun personaggio, questo non per mancanze da parte dell'autrice ma semplicemente perché non mi sono sentita vicina a nessuno di loro (anche se un personaggio porta il mio nome, eheh).
Non posso scendere nel dettaglio perché non voglio privarvi della scoperta di colpi di scena e svolte , anche se mi piacerebbe molto commentare alcuni episodi del libro.
Consiglio questa storia a chi cerca qualcosa di vero, diretto, senza filtri. A chi vuol fare i conti con l'oscurità. A chi vuole scavare negli angoli più tetri della propria personalità. A chi vuole fare un viaggio nel mondo di una gioventù complicata. A chi ama le storie reali, con elementi paranormali.






Intervista a Mariam Tarkeshi

         Come e quando è nata la passione per la scrittura?
La mia passione per la scrittura è nata praticamente quando ho imparato a scrivere, perciò intorno ai sei anni. La prima cosa che ho scritto è stata una specie di fanfiction illustrata di “A Bug’s Life”, non so perché ma quel cartone era diventato un’ossessione.

        Come è nata l’ispirazione per il registratore di sogni?
Credo che in molti, dopo aver fatto un sogno particolarmente bello o particolarmente assurdo, si siano detti: “quanto mi sarebbe piaciuto registrarlo per rivederlo o farlo vedere a qualcuno!” O almeno, è così che mi è venuto in mente per la prima volta. Poi diciamo che il concetto, da allora, si è parecchio evoluto.

     Come è nato il personaggio principale?
Non ne sono sicura. A volte conosco bene la provenienza dei miei personaggi, mentre in alcuni casi crescono in maniera del tutto spontanea, come erbacce! E con i personaggi del Registratore di Sogni vale il secondo esempio.

        Ci sono autori a cui ti ispiri?
Il mio percorso da lettrice è stato un po’ strano, nel senso che – tralasciando l’infanzia, durante la quale leggevo solo fantasy – ho letto horror e thriller per tutta la mia adolescenza, e ho cominciato a leggere romanzi young adult solo dopo i vent’anni. Per questo motivo, nella mia testa, le due cose devono essersi mescolate, e ora scrivo romanzi young adult con tematiche inquietanti o per lo meno drammatiche. Sicuramente Stephen King è l’autore che mi ha influenzata di più, per il modo che ha a volte di inserire stacchi molto divertenti in situazioni che di divertente non hanno proprio nulla, ma anche Palahniuk, per l’assurdità delle sue trame e dei suoi personaggi, e Kevin Brooks, per il modo impenitente che ha di trattare argomenti spinosi in romanzi mirati a un pubblico giovane. Poi sono anche una grande fan di Marjane Satrapi, Laurie Halse Anderson, Patrick Ness, Irvine Welsh e William Shakespeare.

       Come ti senti ad aver pubblicato con una grande casa editrice?
Credevo che ne sarei stata più fiera, o emozionata, ma non mi sento granché diversa da prima, né la mia vita è particolarmente cambiata. Quindi direi che la parola più adatta a definire il mio stato d’animo è “disillusa”! Ma non è per forza una cosa negativa. Meglio questo che essere una montata, no?

        Cosa consiglieresti agli aspiranti autori?
Agli aspiranti autori consiglio di scrivere. E con questo non intendo dire: “continuate a scrivere”, ma “SCRIVETE!” Molti aspiranti autori si limitano a quello, a pensare a ciò che faranno quando avranno scritto un romanzo, senza mai scriverne uno o finire di scriverlo. Un’altra cosa importante da tenere a mente è che la prima bozza del romanzo fa schifo. Fa sempre schifo. È inutile incartarsi sulle correzioni senza neanche aver finito la prima stesura, perché tanto farà schifo lo stesso. L’editing esiste per questo.

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